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Così dolce era l’ora in cui la campana
con tocchi di bronzo richiamava a se
l’attenzione distratta da mille altri suoni
i tuoi occhi incagliati in giornate a cliché
Eran muri e mattoni, una vista d’insieme
un ventre di madre a proteggere chi
come sempre non vede le cose più vere
e va in cerca di noia per altri bazar
E poi venne col buio
Un tremore di fondo
E la notte dei tempi calò
Sulle tue cose vere
Sulle cose di sempre
Quelle cose che parlan di te
Del respiro del mondo hai capito l’umore
e il fiorire di luoghi comuni e di più
la tua storia finita in un niente di tempo
il tuo nome neppure un sussurro nel vento
Ora guardi e sei muto, il paesaggio violato
la campana caduta che adesso ti manca
la tua terra ha ucciso con uno starnuto
il passato è una polvere bianca
Quando venne dal buio
il tremore di fondo
e la notte dei tempi calò
Sulle tue cose vere
Sulle cose di sempre
quelle cose che parlan di te
Ora sogno un domani che sappia di mani
E di gente che non voglia più
Le sue sere inchiodate davanti a quei palsimi
Di un sogno chiamato tivù
E mi spingo a pensare che possan tornare
momenti che valgan di più
nei rapporti tra uomini e donne
che un moto di faglia ha sbattuto giù
E il tremore che viene dal fondo
questa volta decidilo tu
non son più le promesse a guarire il dolore
di chi ha perduto il più
E il tremore che viene dal fondo
questa volta decidilo tu
fra macerie e dolore di proclami
non servono più
Quel tremore che viene dal fondo
questa volta decidilo tu
O quei muri che sono il tuo tempo
rimpianto non torneranno